mercoledì 16 febbraio 2011

Recensione: Slaugther Denial - Eyes of Madness


Genere: Death/Thrash

Uscita: 2010 / Self

Tipo: EP

Della serie “Quando si dice inizio col botto...” eccoci qui i romani Slaughter Denial con il loro primo EP dal titolo “Eyes Of Madness”!La band è cresciuta a pane,pornazzi e death/thrash metal e ce lo dimostra con 6 tracce killer ad alto contenuto adrenalinico!Nonostante la sua giovane età il gruppo ha un'ottima padronanza delle sue doti tecniche/esecutive e soprattutto sa costruire molto bene la struttura di una canzone,anche se c'è qualche piccola pecca in merito...Ma questo è solo l'inizio e se tali sono le premesse gli Slaughter Denial faranno grandi cose in un prossimo futuro!Come ho avuto modo di dire precedentemente,il contenuto di questo EP è una vera bomba!Dalla prima all'ultima traccia,”Eyes Of Madness” scorre liscio come il p...ehm l'olio tra riffoni massicci, armonici da venuta,cambi di tempo continui,assoli ottimi e linee vocali zozze ma acchiappone! “Maniacal Organized Tragedy” e “Smegma Violenta”(un titolo,un programma) sono i due brani che mi sono piaciuti di più,hanno un tiro e una carica micidiali!Passando ai “contro”,riconosco di essere un pignolo rompi palle e l'unica cosa che posso rimproverare alla band è di fare ulteriore attenzione alla “forma canzone”(l'episodio più evidente è “Nightmare” dove la strofa e il pre-chorus sono molto buoni ma li sento “distaccati” dalle parti che le precedono)mentre per il resto alzo le mani e faccio le tanto amate cornine metal!Le canzoni spaccano il culo,la produzione sonora è ottima (affidata a Stefano “Saul” Morabito degli Eyeconoclast,un guru delle produzioni estreme qui in Italia)...Che cazzo volete di più?Se avete nostalgia dei Pantera e amate alla follia gruppi come i Lamb Of God e i Meshuggah vi assicuro che non rimarrete per niente delusi dagli Slaughter Denial e dal loro “Eyes Of Madness” ma fate attenzione alla cervicale!

Voto: 8/10

Tracklist

1. Nightmare
2. Smile
3. Amusement Fork
4. Maniacal Organized Tragedy
5. Smegma Violenta
6. Never!


Manuel Palombi

martedì 1 febbraio 2011

Recensione: Eyeconoclast - Unassigned Death Chapter



Genere: Death

Uscita:2009 / Downfall Records

Tipo: Full-length


Avviso importante:se siete deboli di cuore o avete gli sfinteri anali deboli,non ascoltate questo disco...In caso contrario sarete sicuramente vittime di infarto o di prolasso rettale!Gli Eyeconoclast,dediti ad un melodic death/thrash metal selvaggio(o Binary Death/Thrash metal come sono soliti definirsi),hanno sfornato un assalto sonoro letteralmente devastante!
Non c'è spazio per “piri piri piri” da guitar heroes,nè per suites orchestrali da 20 minuti ciascuna...
I 5 gangster romani vogliono infiammarci i muscoli del collo e distruggerci l'apparato uditivo,obiettivi che sono stati raggiunti senza alcun dubbio tramite 10 tracce ad alto livello di violenza ed adrenalina!Nessun attimo di respiro tra up tempos,blast beats,breakdowns,riffoni brutali e vocals al napalm...Il tutto condito da un'atmosfera apocalittica e allo stesso tempo claustrofobica!
Tantissimi i momenti fomentanti di “Unassigned Death Chapter” (in particolare il ritornello e lo stacco cantanto di “Hexadecimate”che mi hanno mandato il cervello in tilt!),pochissimi i difetti...Giusto un paio di momenti in cui il songwriting del gruppo si è leggermente inceppato,ma sono cose di poco conto che non hanno compromesso l'eccellente lavoro svolto dagli Eyeconoclast!Questi ragazzi hanno capacità tecniche/esecutive mostruose(nessuno escluso)e sono altrettanto minuziosi in fase compositiva visto che tutte le canzoni sono estremamente curate a livello strutturale,qualità che reputo importantissima quanto rara in una band!Un altro punto a favore del gruppo romano è la fantastica produzione sonora ad opera di Stefano “Saul” Morabito
(un guru delle produzioni musicali in ambito di metal estremo e uno dei chitarristi degli Eyeconoclast)che risalta molto bene tutti gli strumenti e dà il suo prezioso contributo a livello di impatto!In conclusione,se siete amanti del melodic death metal(o comunque del metal estremo,state tranquilli che non troverete nulla di zuccherato o smarmellato!) senza tanti fronzoli e ad altà velocità dovete ascoltare assolutamente questo disco,sono sicuro che lo apprezzerete moltissimo e che sarà un graditissimo sottofondo nelle situazioni più disparate! 

VOTO: 9/10 

Tracklist: 

1.  Clustering Dead Ending Corridors 
2.  Hexadecimate
3.  Overload 95653
4.  Souls of the Void
5.  Speedlight Trauma for Reconstruction
6.  Certain Oblivion Formula 
7.  Axiom of the Dyode Gods
8.  Overture in Red Slaughter 
9.  Cursors 
10. Binary Encoded Sunset


Manuel Palombi

lunedì 24 gennaio 2011

Recensione: Diluve - What Hell Is Diluve?!?


Genere: Heavy Metal

Uscita: 2010 / Self

Tipo: EP


I Diluve sono dei musicisti provenienti da Bientina in provincia di Pisa e propongono un heavy metal dalle chiare influenze anni '80 di scuola britannica;non a caso i nostri si definiscono come band New Wave Of Bientina Heavy Metal,a testimonianza del loro amore verso certe sonorità e della loro attitudine auto ironica."What Hell Is Diluve?!?",EP di debutto dei ragazzi toscani, contiene 4 tracce nelle quali la carne al fuoco è molta,troppa per i miei gusti ed ora vi spiego le motivazioni che mi hanno portato a pensare ciò. Il gruppo ha un'ottima padronanza tecnica/esecutiva degli strumenti e questo viene dimostrato attraverso la voce di Nico(cantante di alta qualità,voce corposa e incisiva,perfetta per il genere),dalle chitarre suonate dallo stesso Nico e da Flavio Martinelli che in diversi momenti ci regalano riffs/melodie/assoli veramente belli ed infine dalla sezione ritmica formata da Alessandro Lupo(basso e voce)e da JF alla batteria,sempre abili nel picchiare duro e nel dare la giusta "botta" al sound dei Diluve! Detto questo,non sono stato convinto dal lato compositivo del gruppo;spesso manca la "forma canzone",i passaggi tra i vari "tasselli" dei pezzi in questi casi risultano forzati e ciò contribuisce a
renderli meno scorrevoli.Questo è ad esempio il caso di "Scarecrowns,Guardians Of Hellfields" che presenta uno stacco con un riff molto aggressivo ed adrenalinico ma che ad un certo punto viene smorzato ed  incollato al pre-strofa...Un vero peccato perchè quel riff è molto fomentante ed a mio parere il gruppo poteva continuare la canzone su quella via(una bella sfuriata up-tempo ci stava tutta!)e mettere successivamente un mini stacco successivo per arrivare al pre-strofa.
Dall'altra parte,i Diluve offrono belle idee a livello di linee vocali che si rivelano molto convincenti(tranne in "Heavy Machine Gun" e "Sign From Above",ma penso che ciò dipenda anche dall'aver scelto riff non adatti per il cantato...Mi riferisco alle strofe),riff rocciosi da sano headbanging(cito ancora una volta "Scarecrowns,Guardians Of Hellfields" che ha una strofa molto incisiva e sanguigna)e melodie/assoli chitarristici molto espressivi ma questo non basta per comporre canzoni fluide e piacevoli da ascoltare. Concludendo la recensione,mi dispiace farlo ma sono costretto a bocciare "What Hell Is Diluve ?!?".L'insufficienza data è una di quelle lievi,recuperabile attraverso l'impegno,la costanza...La semplice determinazione/auto critica nel cercare di tirar fuori il meglio da sè stessi! Lo so...Prendere un'insufficienza non fa mai piacere ma la mia valutazione è solamente il frutto di quanto ho avuto modo di ascoltare e in tal modo cerco(e spero)di rendermi ugualmente utile a questi ragazzi che magari,leggendo queste righe,avranno modo di riflettere maggiormente sul loro operato. Il consiglio che posso dare alla band è di curare maggiormente le strutture delle canzoni future; in tal modo credo proprio che ci saranno bei passi in avanti nel prossimo lavoro in studio!

VOTO: 5/10

Tracklist

1. A Sign from Above
2. Heavy Machine Gun
3. I got all
4. Scarecrows, Guardians of Hellfields



Manuel Palombi

giovedì 13 gennaio 2011

Recensione: Infection Code - Fine



Genere: Industrial

Uscita: 2010 / New Lm


Tipo: Full-length

Tornano 3 anni dopo "Intimacy" gli Infection Code con questo "Fine", forse il disco più sperimentale della band. Con queste 7 tracce il sound della band si presenta ancor più grigio e apocalittico rispetto al precedente, merito anche dei suoni elettro/ambient di sottofondo e la produzione a cura di Eraldo Bernocchi molto conosciuto negli ambienti della musica Ambient/Dub. Il disco presenta delle novità: infatti i brani prediligono lunghe sezioni percussive e suoni ambient/noise, che creano quell'atmosfera oscura, un vortice di emozioni dissonanti. Non mancano le parti più violente e spinte che si trovano in brani come "All Colours", "Collapse of the Red Side" e "Black Gue" dove si crea il binomio tra il muro di suono e il noise. Una nota di merito per la bellissima cover di "Cupe Vampe" dei CSI, resa caotica e pesante rispetto alla versione originale. Consigliato a chi adora gruppi come Swans, Godflesh e Today is the Day. 

VOTO: 7,5/10 

Tracklist 

1. Varnish 
2. All Colours 
3. Grey
4. Collapse of the Red Side 
5. Black Glue 
6. Cupe Vampe 
7. Painting My Life 


Matteo "Marciottide"



lunedì 10 gennaio 2011

Recensione: Oblyvion - Afterlife



Genere: Death

Uscita: Self / 2011

Tipo: EP 

Arrivano al debutto gli Oblyvion. I ragazzi,provenienti da Tuscania in provincia di Viterbo,sono attivi dal 2004 ma a causa di molteplici “disavventure” sono riusciti solamente ora a pubblicare il frutto di tutto il sangue,sudore e lacrime versati in questi anni.Il gruppo propone un melodic death di stampo moderno,molto atmosferico e ciò può essere ascoltato subito su “At The Gates...”,ottimo intro che fa venire “l'acquolina in bocca”!Tastiere solenni ed evocative supportate da chitarre malinconiche(che però ad un certo punto si perdono un po' per strada)fino ad arrivare al pattern finale di batteria che ci porta dritti a “Oblyvion”...E' guerra!Blast beat furioso,chitarre veloci e melodiche danno inizio al caos!Non poteva esserci attacco più azzeccato,anche se la combinazione riff/blast beat poteva essere ripetuta per un altro giro invece di attaccare subito con la strofa,che comunque si rivela convincente!Il ritornello di questa canzone è una bomba,acchiappone quanto basta per rimanere in testa!Successivamente i nostri si dilungano troppo negli assoli,molto curati ma anche altrettanto prolissi...Peccato,questo è un gran pezzo che con assoli un po' più brevi sarebbe stato ancora più di qualità!
L'ascolto prosegue con “Afterlife”,brano strumentale che riconferma la bravura di questi ragazzi nel comporre musica dal grande impatto atmosferico,con quel gusto malinconico che non può lasciare indifferente l'ascoltatore!Le tastiere sono nuovamente sugli scudi grazie a splendide melodie,seguite dalle chitarre che riescono a creare dei giochi melodici veramente molto belli!Anche l'assolo è stato costruito molto bene,così come lo stacco successivo! Arriviamo alla fine di questo EP con “Mental Disease”,canzone dalle forte tinte gothic(in certi punti mi ha fatto pensare ai The Vision Bleak anche se,come potete immaginare,gli Oblyvion sono un tantino più pesanti a livello musicale) ma che riporta la band su territori più aggressivi! La strofa è bella decisa e presenta un groove coinvolgente,al contrario il ritornello non mi ha proprio convinto...Poteva essere costruito un po' meglio,mi sarebbe piaciuto un po' più pieno e martellante!Una cosa che mi ha colto di sorpresa è stata la “ghost track” che parte dopo un po' di secondi dalla fine dell'ultima traccia...Si tratta di Fear Of The Dark e il gruppo l'ha riproposta veramente alla grande!
A conti fatti,Afterlife è un EP che si lascia ascoltare piacevolmente,anche grazie all'ottima produzione sonora che valorizza molto bene tutti gli strumenti!I ragazzi hanno ottime doti tecnico/esecutive anche se quest'ultime certe volte li portano ad essere esagerati dal punto di vista degli assoli come nei casi di “Oblyvion” e “Afterlife”...Ci sono altre cose che non mi hanno convinto;certe strutture dei brani potevano essere rese meglio e qui mi ricollego anche al discorso della fase solista...Gli assoli hanno la loro importanza ma non dimentichiamoci che in un genere come questo prima di tutto bisogna essere incisivi(la sana ultra violenza,come direbbe un certo Alexander DeLarge)!Inoltre le vocals sono risultate un po' monocorde in certi momenti...Vincenzo Lodolini(cantante/chitarrista della band)ha un growl che dal punto di vista tecnico/esecutivo risulta molto buono(mi ha ricordato un mix tra Taneli Jarva e Johan Hegg)ma che talvolta pecca un po' in espressività...In ogni caso aspetto vivamente gli Oblyvion alla loro prossima uscita discografica;hanno le potenzialità per comporre musica di qualità e devono sfruttarle al meglio!Consiglio agli amanti del melodic death(o del metal estremo in generale)di dare una possibilità agli Oblyvion e al loro Afterlife,chi invece reputa certe sonorità troppo pesanti è meglio che lascia perdere e torna dai suoi folletti o a cotonarsi e a truccarsi come un trans.

Voto: 7/10

Tracklist:

1. At The Gates...
2. Oblyvion
3. Mental Disease

Manuel Palombi

mercoledì 22 dicembre 2010

Intervista a: Ancient Dome

Gli Ancient Dome sono una delle poche band italiane che riescono a mantenere un sound classico e anni'80. Dopo averli recensiti ottimamente, abbiamo deciso di intervistare il frontman della band Paolo Porro...



Ragazzi per dare inizio alle danze... Come è nata l’idea di formare gli Ancient Dome?
Gli Ancient Dome sono nati ormai 10 anni fa, inizialmente come classica cover band dei nostri gruppi di riferimento, situazione che si è protratta fino al 2004, quando abbiamo scoperto il piacere di creare musica inedita. La band è nata dalle ceneri del classico gruppo da adolescenti, gli Emblema, che vedeva in formazione Pol (il sottoscritto, alla chitarra), Cuzzo (basso) ed il nostro primo chitarrista Pech ai tempi del liceo, a cui si è aggiunto Syra alla batteria, entrato in formazione grazie ad un annuncio su una rivista cartacea (a quei tempi si usava ancora così, ebbene sì). Solo nel 2004 l’arrivo del monicker definitivo, coniato da Syra, che voleva ribadire la predilezione per il thrash old school ed il volersi porre come “antica dimora” dello stesso.

Quali gruppi vi hanno influenzato particolarmente? Sull’ascolto del disco ho notato influenze da quel thrash metal tecnico e numerose soluzioni che mi riportano sull’heavy metal più classico
Hai notato bene, le principali influenze sono quelle! Per conto mio, essendo autore dell’infarinatura generale dei brani, posso dirti che i miei ascolti si incentrano sui classici, Metallica e Megadeth su tutti, poi ancora i grandissimi Testament, Overkill, Anthrax, Forbidden, un pizzico di Slayer, ma soprattutto quelle band che purtroppo non hanno mai ottenuto il successo che avrebbero meritato; parlo di Heathen, Coroner, Artillery, Toxik, Defiance, Realm, Paradox, Vendetta, e potrei proseguire a oltranza. La vena heavy mi è stata trasmessa soprattutto dalla scena americana, e se ho amato act più attuali come gli Iced Earth, nel mio cuore c’è sempre stato posto per gli immensi Metal Church; non voglio dimenticarmi la NWOBHM, così come il metal tecnico di Atheist e Cynic non è di certo passato in secondo piano. Last but not least, l’icona in assoluto resta Chuck Schuldiner, che con gli ultimi lavori degli immensi Death e l’unico capolavoro degli straordinari Control Denied, ha lasciato un indelebile marchio nel mio cuore e nella mia mente, ultimo grande genio della nostra stupenda musica.

Cosa trattano i vostri testi? Dalla copertina e dal titolo del full mi sono immaginato di tutto
Ottimo! Bene sapere che si riesce ancora a lasciare spazio all’immaginazione, almeno dal punto di vista dell’immagine e dei contenuti che si vogliono fornire con la propria proposta musicale. Riciclo una risposta che ho già utilizzato, ma è completa ed esplicativa: “l'album può essere visto come una metafora, dal punto di vista lirico, del continuo comportamento irrazionale che ha portato l'uomo a costruire attorno a sé un futuro ben poco roseo; una critica mai velata, senza doppi fini, sull'uso delle risorse a nostra disposizione, che è meglio identificabile come un vero e proprio sfruttamento. Preciso che questa visione non deve essere per forza di cose intesa in senso negativo: forse sotto molti aspetti non vi è più possibilità di tornare indietro, ma si può e si deve compiere lo sforzo di reagire, perché anche le generazioni future abbiano la possibilità di godere di quanto di buono ancora ci circonda!”

Una curiosità: divertente la vignetta presente a metà del booklet. Chi è l’autore? Sta a sottolineare anche un vostro lato ironico?
Sonia, una nostra amica e grande supporter, ha disegnato per noi il simpatico (almeno spero) fumetto che trovate all’interno del booklet. Inizialmente, l’ultima vignetta voleva essere l’idea principale di artwork definitivo, realizzata ovviamente con uno stile più consono ad apparire sulla copertina di un album, poi abbiamo optato per quella che potete osservare ora, cercando di sottolineare quanto delineato nelle tematiche dei testi che ho precedentemente citato. Lato ironico? Decisamente sì! Siamo onesti: di band molto più valide di noi, sia dal punto di vista del songwriting che della tecnica, ce ne sono a bizzeffe. Noi tentiamo di coinvolgere il pubblico, soprattutto in sede live, con sarcasmo, anche ironizzando su noi stessi (hai mai visto una band thrash composta da 3 membri pelati su 4?!?!?); vogliamo divertirci e divertire, ed allontanarci dal cliché di band metal che molto spesso scade nel banale, diventando a sua volta motivo di scherno per gli stessi membri. Siamo tutti realtà underground, e come tali, dovremmo imparare a non uscire dal seminato, e tenere i piedi ben piantati per terra, senza offesa per nessuno.

Come è nato l’accordo con l’ottima Punishment18 Records?
Senza voler passare per critico e cinico, ma è nato nella maniera più classica, onesta e pulita possibile: l’invio di un promo nel 2008, la risposta positiva da parte dell’etichetta, e l’inizio di un sodalizio con la stampa del nostro primo album “Human Key”, lo scorso gennaio 2009, seguito da “Perception Of This World” nel settembre/ottobre 2010. La Punishment 18 Records lavora ottimamente con la promozione e la distribuzione dei propri titoli, e far parte di un roster di band italiane e non davvero invidiabile, vista la qualità dei prodotti sinora immessi nel mercato underground, non può che renderci fieri di quanto ottenuto!

Parliamo un po’ dell’attività live: state progettando date per promuovere al meglio “Perception Of This World”?
Tocchi un tasto dolente: al momento, cerchiamo date per la promozione, ma non fioccano di certo, e dobbiamo sempre ringraziare quanti ci stanno aiutando nella ricerca di live. Speriamo di avere modo in futuro di promuovere a dovere il nuovo album, e speriamo che i metalheads italiani rispondano con altrettanta enfasi, anche acquistando l’album, che è un lato davvero importante per una band al nostro livello: se non c’è riscontro, e non arrivano “aiuti per il sostentamento”, diventa difficile per chiunque poter pensare di proseguire sulla propria strada, e per questi motivi molti prima di noi hanno gettato la spugna. Se poi aggiungi che potrebbe insorgere uno “stop forzato”, dovuto ad una possibile partenza del sottoscritto per gli USA per rincorrere quella chimera denominata “lavoro”, la situazione si complica maggiormente; in caso, lotterò perché gli altri membri proseguano con il progetto, supportati da un nuovo vocalist ed un’altra chitarra... never stop the Ancient Dome! Oh yeah!

Cosa ne pensate della scena italiana? Ci sono band che vi hanno colpito particolarmente?
Per far parte di un movimento, bisogna calarsi a pieno nello stesso. Più o meno, queste erano le parole che un noto giornalista heavy italiano aveva usato a suo tempo per spronare gli animi a non aprire la bocca solo per parlare, ma passare ai fatti. Io cerco di supportare ogni giorno la scena italiana, seguendola, partecipando ai live, acquistando i cd delle band e in un secondo momento recensendo il lavoro che mi ritrovo sottomano. La nostra penisola sta attualmente offrendo una pletora di ottime formazioni, che ben poco hanno da invidiare a quelle straniere che si fanno portavoce del genere stesso; non sto a citarti nomi, finirei per ometterne troppi e non voglio incappare in questo errore. Posso solo dire che sono più che soddisfatto dei miei connazionali, da tutti gli angoli più remoti dello stivale, e che continuerò a credere nell’underground finché avrò la forza per poterlo fare.

Ci sono purtroppo e da tanto tempo numerosi casi in cui alcune band si mettono sotto agenzie per tentare di suonare spesso ma nella maggior parte dei casi si sono rivelate fallimentari e dannose (soprattutto a livello economico) per le band stesse. Vorreste esprimere la vostra opinione?
Altro tasto dolente: inutile citare nomi, chi bazzica nell’ambiente sa quali sono quelle agenzie da cui bisognerebbe tenersi alla larga. Purtroppo non tutti ne sono a conoscenza e si muovono di conseguenza, e finiscono per non rientrare economicamente nelle spese sostenute, che già sono parecchio consistenti per chi propone metal in Italia, senza vedere il becco di un quattrino come ritorno per il proprio impegno e la propria dedizione. Lunga vita a chi si propone come promoter a livello amatoriale, e lo fa senza chiedere un soldo, spinto unicamente da sana passione! Noi dobbiamo ringraziare molti di quest’ultimi, avendoci permesso esibizioni in molti contesti differenti. Per conto nostro, preferiamo limitarci a poche date, ma buone; l’altro rovescio della medaglia si pone nel momento in cui anche queste si rivelano fallimentari, ma fortunatamente si possono contare sulle dita di una mano. Tutto ciò per dire che staremo sempre alla larga dalle agenzie di promozione; sicuramente ne esisteranno di serie e motivate, ma resta un lato che preferiamo non approfondire.

L’intervista si conclude qui. Lascio a voi i saluti finali
Ringrazio te, Salvo, e MOA Webzine, a nome della band, per l’opportunità che ci hai offerto con questo scambio di opinioni telematico, e ringrazio chiunque abbia dedicato parte del suo tempo a leggere questa intervista, spero di non aver annoiato nessuno! Vi invito a supportarci, se possibile con l’acquisto del nostro ultimo cd “Perception Of This World”, per il quale potete direttamente contattarci. Ad ogni modo, visitate il nostro sito ed il nostro Myspace (http://www.ancientdome.com/ , http://www.myspace.com/ancientdome ), troverete tutte le informazioni che cercate; lasciate commenti/critiche se volete, il tutto è sempre ben accetto! E supportate l’underground italiano in generale, ne abbiamo un enorme bisogno... keep the metal faith alive!



 
Intervista realizzata da Salvo "S."

lunedì 20 dicembre 2010

Recensione: Warmblood - Timor Mortis



Genere: Death

Uscita: 2010 / Punishment18 Records

Tipo: Full-length

Arrivano al secondo full i lombardi Warmblood, autori di un death metal abbastanza tecnico che a volte va sfociare in alcuni cenni melodici (molto belli alcuni assoli) e a volte presenta le classiche sfuriate del genere. Sicuramente il fattore tecnica da un punto in più ai Nostri e nelle parti più veloci e spinte riescono a dare il meglio di loro, grazie anche all'ottima precisione della batterista Elisa. La voce è bassa e si immedesima perfettamente con il genere, le pecche sono quei riff stoppati che a volte mi fanno pensare alle band deathcore che tanto vanno tra i nuovi metallarini di oggi e soprattutto la forse troppa durata dei brani che non fanno godere al meglio il lavoro (a parte la schuldineriana "Revenge from a Comatose State2. Che dire, i Warmblood non presentano nulla di nuovo ma sanno fare il loro mestiere con professionalità e senza stravolgimenti inutili. Un disco che può far scapellare chiunque apprezzi la musica estrema.

VOTO: 6.5/10

Tracklist

1.   Intro
2.   The Ghoulish Doctor
3.   Living Dead Superstition
4.   Sacred, Puritan Scenario
5.   Sea of Darkness
6.   Lost in the beyond
7.   Revenge from A Comatose State
8.   Timor Mortis
9.   Underwater Zombie
10. Among The Living Dead


Salvo "S."